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Arte

Iniziative ed eventi del Centenario di Burri

Autore: Piero
Redatto il: 24 Dicembre, 2019

Tantissime e svariate iniziative nonché eventi imperdibili attendono gli appassionati di arte contemporanea che si trovano in Umbria e che desiderano partecipare tra queste al “burricentenario” ovvero i cento anni trascorsi dalla nascita di Alberto Burri.

Gli ex “seccatoi del tabacco” (struttura industriale in disuso poi recuperata ed adattata) e lo storico “Palazzo Albizzini”, saranno due tappe fondamentali per incontrare la parte più significativa della sua arte tra cui alcuni “Neri”.

Nato in provincia di Perugia e più esattamente a Città di Castello il 12 Marzo 1915 da papà Pietro (commerciante di vini) e mamma Carolina Torregiani (insegnante elementare), ottenne la maturità classica presso il liceo Annibale Mariotti di Perugia e nel 1934 si iscrisse alla facoltà di medicina presso l’Università degli studi della stessa città.

Nell’Ottobre del 1940 fu in un primo momento congedato dal servizio di leva affinché potesse completare il tirocinio presso un istituto ospedaliero per ottenere l’abilitazione ad esercitare come medico, e poi richiamato alle armi ed assegnato alla 10a legione in Africa Settentrionale.

Infanzia ed esordio nel mondo dell’arte

 

A seguito della sconfitta italiana in Africa il Burri fu catturato dagli inglesi e consegnato nelle mani degli americani per mano dei quali fu recluso nel “criminal camp” del campo di concentramento di Hereford in Texas per circa un anno e mezzo e conseguentemente etichettato come “fascista dei più irriducibili”; fu proprio in questo periodo che egli iniziò a dedicarsi alla pittura.

Terminata la prigionìa americana con la fine della guerra visse per un pò tempo in Città di Castello per poi trasferirsi a Roma dove prese in affitto uno studio in condivisione con il suo amico scultore Edgardo Mannucci nei pressi di Piazza di Spagna.

Le sue prime esposizioni

La sua prima mostra personale ebbe luogo nel 1947 in Roma e fu presentata dai poeti narratori nonché illustri critici d’arte italiani Libero de Libero e Leonardo Sinisgalli. I suoi primi manufatti appaiono di carattere figurativo, ma in seguito alla amicizia con lo scultore Pericle Fazzini (vicepresidente dell’Art Club che intendeva fondere figurazione e astratto) iniziano ad assumerne le influenze soprattutto nei forti elementi di astrazione presenti.

E’ nella sua seconda mostra “Bianchi e Catrami” nel Maggio del 1948 che il pittore inizia a proporre opere astratte con forme indefinite come filamenti o reticoli, organiche o plasmatiche il cui forte astrattismo si avvicina parecchio a quello di Mirò.

Caratteristiche della sua arte

Nel 1948 Burri viaggiò a Parigi dove non solo visitò finalmente lo studio di Mirò ma anche la galleria Renè Drouin che poco a poco era diventata in un certo senso il centro nevralgico della nuova corrente artistica in seguito definita come “informale”.

Da qui in avanti l’artista inizia a mettere per un attimo da parte pennello e colori ed b> intraprende una nuova ed eccitante tecnica artistica basata sulla lavorazione di superfici attraverso cuciture, strappi, piccole combustioni; l’utilizzo di materiali di scarto di opere edìli e artigianali inizia ad essere sempre più presente nelle sue opere, nelle quali lo si vede modellare cellophane fuso a mani nude e realizzare piccole combustioni su carta.

Opere di rilievo

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E’ nel 1949 che l’artista ci fornisce la prima reale testimonianza del suo nuovo e radicale cambio di tendenza con le tre serie dette “Muffe, Catrami e Gobbi” che, pur essendo concepite all’interno della regolarità di un quadro, sono create con smalti sintetici, catrame, tessuti e pietra pomice.

Nel 1954 inizia a creare usando cellophane fuso (che egli maneggiava rigorosamente a mani nude) e combustioni su carta che poi ravvivava usando smalti e colori forti; “Legni, Plastiche e Ferri” sanciscono il definitivo passaggio del Burri al mondo astratto e da qui arrivano anche i primi riconoscimenti ottenuti come: ”il premio dell’Ariete di Milano e il premio Unesco alla biennale di San Paolo”, entrambi vinti nel 1959.

Fine della carriera e morte

Agli inizi degli anni 60 la sua produzione fu abbastanza scarsa in seguito ad un delicato intervento chirurgico al quale fu sottoposto negli Stati Uniti, ma le mostre e le esposizioni personali continuarono a susseguirsi; Parigi, Roma, L’Aquila, Livorno e successivamente Houston, Pasadena, Minneapolis segnarono definitivamente il grande successo di “Plastiche”.

Nella decade che va dal 1973 ed il 1984 Alberto Burri riceve altri riconoscimenti e premi come il “premio Feltrinelli per la grafica” ed espone inoltre una importante antologia di New York intitolata “Alberto Burri, a retrospective wiew 1948-77” nel famoso Solomon R. Guggenheim Museum della stessa metropoli statunitense. La sua attività si va poco a poco affievolendo fino alla morte in Nizza il 13 Febbraio del 1995, ormai quasi ottantenne.

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