Storia

Battaglia di Lepanto, una battaglia navale che passó alla storia

Autore: Piero
Redatto il: 24 Dicembre, 2019

Durante la guerra di Cipro, più esattamente il 7 Ottobre 1571, le flotte musulmane dell’impero ottomano e quelle cristiane federate sotto le insegne pontificie della “lega santa” diedero vita ad uno scontro navale epico che si concluse con la netta vittoria degli scudi crociati capitanati dal diplomatico spagnolo nonché valente ammiraglio e condottiero Don Giovanni d’Austria, il quale però morì sul campo di battaglia.

Tale battaglia è considerata tra le più lunghe e cruenti della storia ed è la quarta in ordine di tempo ad essersi svolta nello scenario del Mar Ionio davanti alle isole Echinadi per assicurarsi il controllo del mar Mediterraneo e per soccorrere la allora città veneziana di Famagosta assediata costantemente dai turchi musulmani.

Perchè scoppiò questa guerra

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l’isola di Cipro, già possedimento bizantino, passò sotto il dominio di Venezia successivamente al 1480 e perciò quest’ultima versava ai turchi un tributo annuo di 8.000 ducati; stranamente la gente del posto preferiva la dominazione turca in quanto rimproverava i veneziani di eccessiva durezza ed enorme sfruttamento di uomini e risorse della terra nei frenetici scambi commerciali con l’Oriente

L’allora pontefice Pio V colse il momento giusto per riunire sotto una unica bandiera tutte le varie forze della cristianità che in quel momento stavano smembrandosi e disperdendosi per formare la Lega Santa ed avere così più forza e compattezza in vista di future battaglie.

La battaglia

A favore di vento ma non di pronostico ed accompagnanti da un continuo ed assordante suono di tamburi e flauti le flotte turche assaltarono quelle della Lega Cristiana; don Giovanni d’Austria innalzò il vessillo di Lepanto con Cristo crocifisso e tutti i guerrieri ricevettero l’assoluzione in base all’indulgenza concessa da Papa Pio V, dopodichè schierò 6 potenti galeazze veneziane come avamposto in prima linea e che fungessero da esca; sostituì gli spadaccini presenti a bordo con moltissimi arcieri che non tardarono molto a respingere gli attacchi turchi ed a provocare loro sostanziosi danni.

La potenza di fuoco veneziana era di gran lunga superiore a quella degli avversari anche grazie al fatto che le armi di cui erano munite le sue navi erano con gli anni state sempre più potenziate ed aggiornate al passo coi tempi, ed in breve distrussero la formazione iniziale dei turchi capitanati dall’ammiraglio Mehmet Shoraq affondando più di 70 imbarcazioni.

Sviluppi finali

Le galee toscane della Flotta Santa “Capitana e Grifona” abbordarono la nave ammiraglia ottomana e la sottomisero catturando l’altro ammiraglio che ne era al comando Alì Pascià e decapitandolo; la testa di quest’ultimo fu esposta sull’albero maestro dell’ammiraglia della flotta cristiana spegnendo così definitivamente ogni velleità di seguire combattendo nonché demolendo il morale e la fede dei turchi.

Scheletri di navi in fiamme, uomini agonizzanti che cercavano soccorso, il mare tinto di rosso sangue era il triste scenario che questo scontro lasciava; le navi turche scampate alla distruzione iniziarono a ritirarsi progressivamente e don Giovanni d’Austria diede inizio alle celebrazioni ballando la famosa danza “gagliarda” in coperta con tutti i marinai.

La Battaglia di Lepanto di Paolo Veronese

Allegoria della battaglia di Lepanto è un famoso dipinto di Paolo Caliari detto “il veronese” custodito nelle gallerie dell’accademia di Venezia e destinato ad adornare l’altare della confraternita del Rosario nella chiesa domenicana di san Pietro Martire di Murano. Detta allegoria pone in risalto il ruolo svolto da Venezia durante questa battaglia e contiene un profondo messaggio spirituale:”soltanto le preghiere rivolte ai santi e alla Vergine e la loro intercessione, assieme naturalmente alla fede, alla purezza degli intenti e all’esemplarità delle opere e dei comportamenti, possono attrarre il favore di Dio, che dà senso e si appropria della violenza dei cristiani, ne determina il trionfo e lo inserisce in una prospettiva fortemente provvidenzialistica”.

Come si può notare infatti, l’opera si suddivide in due metà: nella parte inferiore la battaglia vera e propria, nel mezzo una linea di nuvole, e nella parte alta raggi di sole provenienti dal cielo e che vogliono comunicare che l’esito di questa battaglia è stato determinato da forze non terrene.

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