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Arte

Dalle ‘Donne di Caravaggio’ alla ‘Olympia’ di Manet, la prostituzione in arte

Autore: Piero
Redatto il: 19 Agosto, 2021

Tra il secolo XVI ed il XVII si diffuse in tutta europa un movimento artistico conosciuto come caravaggismo, nato a cavallo tra la fine del periodo post-rinascimentale, e l’inizio del barocco, sul cui stile influì moltissimo. Fu il pittore italiano Michelangelo Merisi, sicuramente meglio conosciuto come il Caravaggio il pioniere di questa nuova corrente pittorica, uno stile innovativo basato sui forti contrasti tra luci ed ombre, e sulla riscoperta di soggetti femminili spesso raffigurati in nudità, o addirittura in pose erotiche.

Ci volle un po’ di tempo per iniziare a diffondere questa nuova corrente pittorica, soprattutto a causa delle continue censure imposte dalla Chiesa, ma alla fine furono abbattute tutte le restrizioni, ed il nudo di donna tornò ad essere il soggetto preferito dalla maggior parte degli artisti di quell’epoca. Le donne di Caravaggio testimoniano perfettamente quanto detto, e rappresentano il punto d’inizio di una nuova concezione del nudo femminile e della valorizzazione della donna, sia essa santa, cortigiana, o ‘donna di piacere’.

’Annuccia, Fillide, e Maddalena

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Sono state tre le donne più importanti nella vita del Caravaggio; una è stata Anna Bianchini, detta anche ‘Annuccia dai capelli lunghi e rosci’, donna ritratta in varie occasioni da Michelangelo sempre con la sua vistosa chioma rossiccia. Anna era figlia di una prostituta del senese, ed anch’essa non disdegnava vendere il suo corpo, sia per piacere che per denaro; le cronache cittadine dell’epoca la definirono come frequentatrice di pittori, una ragazza tutto pepe che però non permetteva a nessuno di abusare del suo corpo. Oltre alle varie raffigurazioni di Annuccia, il Caravaggio rappresentò anche una delle sue migliori amiche, un’altra prostituta di quell’epoca molto conosciuta nel senese, la bella Fillide Melandroni.

Fillide aveva la sua dimora in via Condotti, nel pieno centro di Roma, e viene descritta come una allegra e festaiola meretrice che spesso frequentava anche ambienti ‘poco raccomandabili’. C’è poi anche quella che da molti storici dell’arte è stata definita ‘la donna di Michelangelo’, Maddalena Antognetti, detta Lena, anch’essa prostituta, ed amante di vari personaggi illustri tra cui il Cardinal Montalto, e sembra che sia stata lei, anche nella realtà, la vera ‘donna di Michelangelo’.

La ‘Maya vestida’ e la ‘Maja desnuda’ di Goya

Facciamo adesso un bel salto in avanti nel tempo e spostiamoci intorno al 1800, epoca in cui si spense poco a poco il Romanticismo per lasciare spazio alla nuova corrente artistica conosciuta come arte moderna; fu il pittore spagnolo Francisco Josè de Goya y Lucientes (più facilmente ricordato come ‘Goya’) uno degli esponenti più significativi di questo nuovo movimento artistico, ed in molte delle sue opere si nota la grande influenza esercitata su di lui dallo stile di un altro illustre pittore spagnolo, Diego Velasquez.

Tra i capolavori più apprezzati del Goya troviamo le due meravigliose tele create più o meno verso gli inizi del 1800 ed oggi custodite al Museo Prado di Madrid: la Maja Desnuda e la Maja Vestida, due bellissimi dipinti olio su tela, molto probabilmente commissionati dal nobile e politico spagnolo Manuel Godoy, in cui appare questa donna bellissima dallo sguardo ammiccante e le pose provocatorie, caratteristiche proprie di una prostituta di alto borgo.

’Olympia’ di Manet, ritratto di una prostituta

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Un altro chiarissimo esempio di quanto le prostitute siano state importanti per i pittori vissuti tra Rinascimento ed Età Contemporanea è certamente rappresentato dalla Olympia, un bellissimo dipinto olio su tela nato dal genio artistico del pittore francese Edouard Manet, ed oggi gelosamente custodito nel Museo d’Orsay di Parigi. Il quadro raffigura un nudo femminile che, a giudicare dalle pose e dai dettagli, è senza dubbio quello di una prostituta, ed anche il nome della donna ritratta, Olympia, era molto usato dalle ‘donne di piacere’ di quell’epoca, il che confermerebbe la tesi.

Capelli fulvi con tanto di orchidea rosa come adorno, braccialetto dorato al polso, orecchini di perle, ed un provocante nastro di raso nero allacciato al collo, sono i segni evidenti che Olympia era una prostituta, e sono molti i critici d’arte che accostano quest’opera alla Venere di Tiziano, certi che Manet abbia voluto fornirne una propria interpretazione dalla quale si potesse evincere lo stato di angoscia interiore caratteristico di una prostituta senza emozione né pudore, status meglio conosciuto come arroganza da meretricio.

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