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Arte

I Musei Burri

Autore: Piero
Redatto il: 27 Dicembre, 2019

Con decreto del presidente della giunta regionale dell’Umbria nel 1978, nasce la Fondazione palazzo Albizzini” detta anche “Fondazione Burri” alla quale l’artista decide di donare 32 tra le sue prime opere e che attualmente è presieduta dallo storico dell’arte Bruno Corà.

L’antico palazzo, la cui costruzione risale alla seconda metà del secolo XV, era divenuto col tempo un bene della Cassa di Risparmio di Città di Castello, la quale ne patrocinò il restauro e lo affidò poi in comodato d’uso gratuito alla Fondazione.
Al suo interno troviamo, oltre ad una vasta fototeca di Alberto Burri ed un archivio con la sua biografia, anche una fornitissima biblioteca specializzata sull’arte moderna e contemporanea.

La Fondazione Burri e gli ex “Seccatoi del Tabacco”

A completare la collezione già esposta in Palazzo Albizzini negli anni 80, fu inaugurata nel 1990 una nuova sede espositiva delle opere del Burri; situati all’interno di un enorme stabilimento in disuso nel quale veniva essiccato il tabacco prodotto nell’alta valle del Tevere, gli “ex seccatoi del tabacco” concessero l’uso gratuito di uno dei suoi capannoni al pittore umbro che lì presentò il suo primo ciclo pittorico intitolato “Il Viaggio”.

L’area di esposizione, inaugurata definitivamente nel Luglio del 1990, accoglie opere realizzate tra il 1970 ed il 1993 che comprendono interi cicli pittorici e sculture monumentali, alcune delle quali sono addirittura state collocate anche sul prato all’esterno. Lo stabilimento già in passato era stato impiegato per la tutela del patrimonio culturale, specie in seguito all’alluvione del 1966 quando mise a disposizione personale ed attrezzature tecniche per restaurare e seccare alcuni preziosi testi della Biblioteca Nazionale che altrimenti sarebbero andati persi.

Esposizioni

Come già detto tutte le opere di Alberto Burri sono custodite tra queste due sedi e, più dettagliatamente: in “Palazzo Albizzini” incontriamo una collezione di circa 130 sue creazioni presentate in ordine cronologico (I Catrami, Le Muffe, I Sacchi, I Legni, I Ferri e Le Plastiche – 1950/1960 -) ed ancora “I Cretti il Cellotex ed i Multiplex – 1960/1980)”, oltre ad una vasta fototeca ed un archivio bibliografico.

All’interno delle sale degli ex Seccatoi del Tabacco possiamo invece apprezzare i cicli di opere di formato più grande realizzate tra il 1974 ed il 1993 e sempre presentate in ordine cronologico crescente: “Il Viaggio, Orsanmichele, Sestante Rosso e Nero”, mentre all’esterno, per suo volere, l’artista fece collocare tre enormi opere in ferro verniciato: “Grande Ferro Sestante, Grande Ferro K e Grande Ferro U”.

La Fondazione Burri si batte inoltre affinché le suddette esposizioni siano sempre aperte al pubblico per “promuovere gli studi sull’arte del maestro e la sua collocazione nel tempo”; a questo scopo presta alcune opere dell’artista ad altri istituti nazionali ed internazionale quali ad esempio: il Castello di Rivoli

La sperimentazione e le muffe

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Nel 1950 Burri iniziò una dunque nuova fase della sua vita creativa; con la serie Le Muffe e i Gobbi, Burri inizia per la prima volta ad usare materiali logorati e di risulta, scarti artigianali o di fabbrica, o anche tele e tessuti vari che lacera e poi lavora con enorme creatività.

Durante questa fase di sperimentazione l’artista dipinse inoltre diverse muffe utilizzando con saggezza de originalità la pietra pomice insieme con la pittura ad olio; di questo periodo sono anche ”i Sacchi”, il primo dei quali realizzato in juta che egli lacerava per poi rattoppare e ricucire.

Anche i primi esemplare dei “Gobbi” con i caratteristici rigonfiamenti formati da piccoli rametti di legno applicati sul retro della tela testimoniano questa sua tendenza al progressivo abbandono del pennello a favore dell’utilizzo di materiali vari.

Archivio Burri

L’archivio di Alberto Burri è custodito presso la omonima fondazione presso la sede di Palazzo Albizzini ed è formato prevalentemente da documenti personali incontrati nella sua casa di Città di Castello ed in quella di Beaulieu in Francia; lettere, diapositive e negativi di fotografie, telegrammi ma anche documenti di natura contabile come fatture e ricevute di parcelle furono trasferite nella sede della Fondazione dopo la sua morte.

Nel decimo anniversario della sua scomparsa (quindi nel 2005) le Scuderie del Quirinale organizzarono una mostra commemorativa intitolata “Burri, gli artisti e la materia”, per lasciarci una forte testimonianza del grande contributo che la sua opera ha dato all’arte del secolo XX.

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