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Cultura

Il genio di Albert Einstein

Autore: Piero
Redatto il: 16 Febbraio, 2022

Oggi in questo spazio conosceremo più da vicino colui che è stato il simbolo del sapere in generale, del genio, della sapienza nelle sue diverse forme di manifestarsi, un uomo che ha dato davvero tanto non soltanto al mondo della scienza, ma anche a quello della filosofia, della politica, della cultura tutta insomma: Albert Einstein. Universalmente riconosciuto come il fisico più importante di tutto il ventesimo secolo, Albert Einstein ha dato un enorme contributo al mondo della scienza in generale, sviluppando teorie grazie alle quali l’uomo ha potuto compiere un grande salto in avanti, a livello scientifico e non solo.

Famosissima in tutto il mondo è la sua equivalenza massa-energia (E=mc2), formula con la quale lo scienziato stabilì che l’energia di un corpo è data dalla sua massa moltiplicata per il quadrato della velocità della luce, così come anche la sua teoria relativistica della gravitazione, che cercheremo di analizzare nello specifico più avanti, con la quale rivisitò da cima a fondo le leggi newtoniane sulla gravitazione universale.

Cenni di biografia

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Nato da una famiglia ebraica nella piccola cittadina tedesca di Ulma il 14 Marzo 1879, Albert Einstein frequentò una scuola cattolica su insistenza della madre Pauline Koch, la quale lo indirizzò giovanissimo anche verso la musica, ‘obbligandolo’ in un certo senso a studiare il violino. Aveva appena 5 anni quando suo padre, Hermann Einstein, proprietario di una piccola azienda che produceva materiali elettrici, gli mostrò per la prima volta una bussola, esperienza che egli stesso in seguito riconoscerà come una tra le più importanti e rivelatrici di tutta la sua vita.

Fu il fatto di vedere l’ago muoversi subendo le influenze di un qualcosa presente nello spazio vuoto ad accendere in lui la curiosità e la voglia di sapere, cosa che lo portò, fin dai suoi primi giorni di scuola, ad essere sempre il primo della classe con voti altissimi ed eccellenze. A soli 7 anni iniziò a studiare matematica con Max Talmud, un amico di famiglia che, oltre a seguirlo in questa materia, gli fece conoscere anche altri testi importanti tra cui la critica della ragion pura di Kant e gli Elementi di Euclide, e da quel momento in poi la sua vita fu una continua scoperta, cosa che generava in lui una enorme sensazione di felicità.

La teoria della relatività

Era il 1915 quando Einstein iniziò a rivisitare le teorie newtoniane sulla gravitazione universale, e non tardò molto a rendere noti i risultati dei suoi studi; il fisico tedesco giunse ben presto alla conclusione che la gravità non è altro che la manifestazione della curvatura dello spaziotempo, dove con questo termine si vuole alludere ad una struttura quadridimensionale dell’Universo. Secondo il genio tedesco naturalizzato svizzero e statunitense, tutte le teorie newtoniane in materia di gravitazione avevano caratteri di relatività, e tutte erano soggette ad equivalenze, teoria che fu successivamente riconosciuta come relatività generale.

‘Il tempo scorre più lentamente in presenza di un campo gravitazionale più intenso’, questo il succo della pubblicazione fatta da Einstein che il mondo scientifico accolse con non poco scetticismo; già, perché la teoria einsteiniana era, a detta loro, basata essenzialmente su calcoli matematici ed analisi razionali, ma non era supportata da alcun tipo di esperimento pratico che aiutasse a considerarla valida, e perciò non venne mai riconosciuta certa a tutti gli effetti.

Il premio Nobel e la morte

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Esattamente due anni dopo aver conosciuto altri colleghi luminari della fisica come il suo connazionale Max Planck ed il danese David Bohr, con i quali tenne un meeting a Berlino nel 1920, Albert Einstein venne gratificato con il premio Nobel per la fisica grazie alle sue spiegazioni sulla teoria dell’effetto fotoelettrico, un lavoro che aveva sviluppato nel 1905 basato sull’interazione tra radiazioni e materia. Il genio della fisica morì a 76 anni a causa di una forte emorragia provocata da un aneurisma dell’aorta addominale, già oggetto di una precedente operazione chirurgica di rinforzo; erano le prime ore dell’alba del 18 Aprile 1955, ed il tragico evento accadde quando lui era già ricoverato nell’ospedale di Princeton, nello stato americano del New Jersey. Einstein aveva espresso il desiderio di essere cremato, ma il medico che lo assistì non era d’accordo, ed alla fine lo fece soltanto ‘parzialmente’, ovvero dopo aver estratto il suo cervello e conservato a bagno nella formalina.

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